Con l’avvento del berlusconismo, e con qualche sussulto in precedenza, la comunicazione ha rappresentato l’elemento essenziale di ogni progetto politico.
Comunicare è divenuto più importante di progettare, l’immagine ha sovrastato il contenuto, lo spettacolo ha accantonato la riflessione. In queste settimane ogni soggetto politico vede un film diverso. L’economia langue, la povertà assale strati sempre più importanti della popolazione ma si continua a parlare di ripresa e di successi. Si evita di rammentare a noi stessi che con il petrolio sprofondato a 35 dollari il barile, con l’euro debole ed incalzato pesantemente dal dollaro, con la BCE di Draghi che compra bond e sostiene come non mai le economie deboli, qualsiasi governicchio avrebbe dovuto avere successi eclatanti. Il Nostro presenta come miracolo quanto non gli appartiene, non realizza quanto promesso, annaspa sui temi più significativi dell’economia, in cambio ci riempie di annunci roboanti e ci propina ricette fallimentari. Parimenti non si può parlare di una nuova moralità nella gestione della cosa pubblica. Quanto successo prima con le banche popolari ed ora con il salvataggio selettivo delle quattro banche locali, dimostra che non vi è molto di nuovo nell’affarismo politico-finanziario. Se tutto ciò fosse avvenuto ai tempi della prima repubblica si sarebbero alzate le forche. Per non parlare degli scandali del Mose a Venezia, dell’Expo di Milano e del terremoto all’Aquila.
Di questi giorni è la registrazione del flop del Jobs Act che si è rilevato un gradito regalo al mondo confindustriale, consentendo l’esenzione dei contributi, con la trasformazione dei contratti, ma con l’abolizione dell’art.18 e quindi con la facilità del licenziamento.E’ stata l’evirazione dello Statuto dei lavoratori, una riforma dei socialisti Giugni e Brodolini. I tagli, non selettivi ma orizzontali, mettono in ginocchio la sanità, e si ritorna al diritto alla cura ed alla vita solo per i ricchi. L’assistenza per tutti voluta dalla legge del socialista Mariotti, diverrà a breve solo un pallido ricordo.
La nuova riforma sulla scuola trasforma la stessa in azienda, accantona lo spirito dell’istruzione per tutti propugnata dal socialista Codignola. Da socialisti i provvedimenti del renzismo non ci possono appartenere. In un Paese con otto milioni di poveri, con altrettanti tra disoccupati ed inattivi, con oltre il 40% di giovani disoccupati e con la tassazione tra le più alte d’Europa, si continua a comunicare invece di fare, ad impegnare le Camere in leggi di riforma che non producono un solo nuovo posto di lavoro, a picconare, con la scusa del nuovo, le istituzioni e la stessa politica, a ridurre gli spazi di partecipazione e democrazia per tutti i cittadini. Se questo è il nuovo forse bisogna rivalutare il vecchio.
Da circa due anni il Governo Renzi ci propina le solite prediche. Dopo venti mesi risultati vicini allo zero. Governi, con minor tempo a disposizione e maggioranza più risicate, fecero dell’Italia la quarta potenza industriale del mondo. Altro che governabilità.
Questa benedetta seconda repubblica va accantonata al più presto visto che gli ultimi tre Premier non sono neanche stati eletti dal popolo ma solo per volontà del signor Napolitano. Ma questa è altra storia.
POLITICA E PARTITI
Nel corso degli ultimi decenni i Partiti hanno dato il meglio ed il peggio del sistema democratico.
La Costituzione italiana, all’art.49, parla espressamente di partiti che vuole trasparenti e democratici. Non è stata approvata alcuna legge per l’applicazione di tale articolo, ma tutte le formazioni politiche hanno sempre evitato di essere sottoposti a controlli puntuali ed indipendenti. Bene è stato fatto dalla pattuglia di parlamentari socialisti nel presentare una proposta di legge proprio in tale direzione. Si tratta di applicare i dettami contenuti a cominciare dal proprio interno. Viene previsto il controllo gestionale ed amministrativo non da un improbabile società di revisione esterna (vedi cosa accaduto alle banche fallite), ma di affidare la verifica alla Corte dei Conti, di rendere trasparente ogni attività economica con la pubblicazione, anche nei dettagli, del bilancio. La democrazia interna e l’agibilità politica vanno garantite anche per le minoranze senza limitazioni di sorta.
Il Governo ha impegnato gran parte del suo tempo per far approvare, con la minaccia dello scioglimento delle Camere, leggi liberiticide, peggiori delle leggi truffa, che a livello elettorale, cercano di soffocare le voci di dissenso e consentono al partito che supera la soglia prevista di decidere tutto e per tutti. Tutto ciò varato da un Parlamento che la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittimo e con un Premier mai votato dai cittadini. Non possono e non devono esistere partiti che non presentano il proprio simbolo alle elezioni. Che senso ha avere una organizzazione di partito se deve chiedere sempre ospitalità a forze più grandi? La lotta politica va fatta per gli ideali o solo per essere eletti?
I gruppi parlamentari devono essere solo quelli che hanno affrontato direttamente la prova elettorale e non l’ammucchiata di fuoriusciti.
Gli spazi di democrazia vengono ancor più limitati con la riforma del Senato dove non sarà più prevista l’elezione diretta da parte dei cittadini, ma solo in modo indiretto, e secondo le alchimie dei partiti nei Consigli regionali. L’unico mezzo per i cittadini per opporsi a queste riforme scellerate è quello di votare NO al Referendum. Per tale motivo dobbiamo auguraci che in tutta Italia si formino Comitati socialisti per il No e dare un contributo alla cancellazione di tali leggi.
POLITICA E FONDAMENTALI
La varie culture politiche riportano i fondamentali di riferimento. Liberali, cattolici, conservatori e comunisti hanno precise connotazioni culturali.
Il socialismo rappresenta una pietra miliare della cultura politica ed il nuovismo imperante oggi non può pretendere di modificarne i fondamentali.
Libertà, uguaglianza e pace sono gli ideali socialisti per i quali hanno lottato per decenni i socialisti italiani. Il mondo del lavoro ha da sempre rappresentato il bacino del consenso di riferimento. Il sindacato è stato il fondatore e l’artefice del partito dei socialisti e delle sue conquiste. Chi pensa che in virtù del ricambio politico e generazionale tutto ciò vada rottamato è in mala fede o non ha compreso il valore del socialismo. Il ricambio generazionale va sostenuto e praticato, ma necessita discernere il giovanilismo dal rinnovamento in quanto vi sono giovani vecchi ma anche vecchi giovani.
Per militare tutti insieme in una casa comune occorre una legittimazione reciproca dei gruppi dirigenti ed una profonda voglia di appartenenza che produce solidarietà tra gli aderenti.
Per fare ciò bisogna che vi sia un valido motivo dell’appartenenza. La supina acquiescenza ai programmi ed alla linea politica di Renzi mortifica la storia e l’ideale socialista.
Fare alleanze senza paletti con il PD porta i socialisti al suicidio politico.
Il PD di oggi non è di sinistra, non è socialista e non è democratico, quindi con i socialisti non ha nulla a che spartire. Un partito che si chiama socialista non può accettare una deriva di destra per chi si professa progressista né assecondarlo per consumare vendette di altri tempi e di altre storie.
Ognuno ha precise responsabilità, ma per ricostruire una casa comune bisogna riconoscersi sopratutto nei fondamentali.
16 dicembre 2015
Angelo Sollazzo