La sinistra italiana non ha saputo o voluto adeguarsi alla nuova comunicazione politica che nelle ultime elezioni ha determinato la vittoria di alcuni a danno di altri.
E’ vero che anche i fautori della democrazia dell’etere hanno modificato ultimamente i loro comportamenti, relegando ad aspetto secondario la trasmissione in streaming di ogni riunione con le relative decisioni. Anzi per certi aspetti hanno fatto di più, con caminetti, cenacoli e riunioni riservate, in barba alla trasparenza di ogni loro azione.
La sinistra, invece non ha adottato nuove metodologie , e neanche ha seguito il vecchio sistema organizzativo, con i risultati catastrofici che conosciamo.
Sembra superfluo dare degli incompetenti a coloro che negano la utilità storica ed attuale della sinistra come della destra politica. Anzi proprio l’allargamento della forbice tra ceti poveri e ceti ricchi porta a definire meglio e di più la necessità di una riorganizzazione della sinistra. Dobbiamo dire che chi ha a cuore il rilancio delle organizzazioni politiche rappresentative del movimento dei lavoratori, si deve augura lo sfaldamento e superamento dell’attuale PD. Renzi ed i suoi vadano a scimmiottare Macron creando un partito liberal-democratico, gli altri tornino nell’alveo fondamentale della sinistra per ricostruire un partito dei lavoratori che faccia la chiara scelta del socialismo democratico.
Di LeU non è il caso di parlare se non nell’auspicio che rimandino a casa Grasso e Boldrini e mettano il bavaglio a Bersani, da tempo portatore di sventure.
Se il PD è in crisi profonda, LeU è sparita di scena e ogni azione è orientata a tutelare il poco ceto politico rimasto, il PSI non è pervenuto.
Bisogna riconoscere un certo coraggio ai vertici del PSI che facendo finta di nulla, lanciano proclami per nuovi orizzonti con il solo evidente scopo di mantenersi a galla. Siamo seri, di fronte alle giuste dimissioni di altri segretari sconfitti, il nostro prosegue imperterrito la sua azione verso l’estinzione. Ciò che fa specie è che dopo i primi giorni, con il cadavere caldo sul tavolo, qualcuno aveva alzato la testa e formulato critiche pesanti . Dopo di che il silenzio assoluto. Visto che nessuno chiama, nessuno fa autocratica e nessuno ha a cuore la ricomposizione della diaspora socialista, per i molti compagni ancora iscritti al PSI, che avevano sperato in un ricambio profondo di linea politica e dirigenza, si pone il problema del che fare. Certamente non è pensabile restare immobili, assistere allo stillicidio di quello che resta del Partito, ovvero reggere il sacco a LeU, ammesso che esista ancora un sacco.
Pertanto per tutti questi compagni entro l’estate si dovrà indicare una strada diversa da quella fin qui seguita. Siamo stati per qualche anno socialisti in movimento, oggi bisogna fermarsi e decidere il da fare.
Prima di parlare di nuovo contenitore indefinito della sinistra e prima di procedere a cambiamenti di nome, di ragione sociale di riferimenti ideali, necessita approfondire il tema dell’attualità del socialismo e realizzare un vademecum sulle motivazioni fondamentali della scelta socialista. Con forza occorre respingere il luogo comune della crisi del socialismo in Europa. Si perde dove ci si allea con la destra, dove si fanno politiche che vanno contro gli interessi della propria base sociale, dove non è chiara la distinzione tra le forze conservatrici e quelle progressiste.
Invece di parlare delle sconfitte in Germania ed in Francia, parliamo dei successi di Corbyn in Gran Bretagna, di Sanders negli Stati Uniti e di Antonio Costa in Portogallo. In questi Paesi la scelta è stata netta verso il socialismo e con una chiara collocazione a sinistra.
Dove si è voluto scimmiottare la posizione conservatrice e liberale, l’elettorato ha preferito l’originale in luogo della fotocopia. Per questo hanno perduto SPD, Hollande e Renzi. Dove i socialisti hanno difeso la loro autonomia ed i loro ideali il successo non è mancato.
Certamente occorrere modificare in profondità il sistema di comunicazione politica, anche se stare tra la gente spesso produce più consensi di tanti post su Facebook, ma la militanza si riconquista indicando ideali chiari, programmi attuabili e classi dirigenti nuove.
Un patrimoniale sulle rendite parassitarie ed assenteiste, una vera tassazione sul patrimonio del Vaticano, una riduzione sensibile delle spese militari e la riduzione del costo del lavoro, sono proposte che avanziamo da tempo e che possono rappresentare il primo tassello per un nuovo progetto socialista. Dovranno essere i nostri giovani a gestire questa fase di rilancio e ricostruzione della casa comune.
Angelo Sollazzo